La paura che mi perseguita questo periodo è quella di morire. Se dovessi dire a qualcuno questa cosa sicuramente mi guaderebbe storto e, poi, con gli occhi mi farebbe percepire la sua paura. La paura di ascoltare una ragazza di ventitré anni che ha paura di morire. Non dovrebbe appartenermi questa paura, lo so. Vorrei che non lo facesse.
Sento che sto resistendo. Sono l'unica che è rimasta qui. Da sola a combattere una battaglia con la vita che sta andando avanti, con il tempo che sta scorrendo e che non mi vede come dovrei essere. Chi ha è partito per tornare dalla propria famiglia, chi si cala gli psicofarmaci, chi è impazzito e ha mollato tutto per qualcos'altro di sconosciuto e senza senso ma che comunque ti fa sentire meglio che qui, chi si è perso. Io mi sento l''unica che resiste. Non è per dire che sono migliore degli altri, anzi, mi sento la più stupida e la più fifona.
la verità è che ci vuole coraggio pure a dire basta, a chiudere tutto, lasciare le persone e le cose alle spalle, buttarsi a capofitto in qualche altro posto e in mezzo ad altre vite. Quando ti rendi conto che stai male, secondo me, devi farti due domande: il male viene da fuori o da dentro di me? Ma le risposte posso essere tre in realtà: io ho un problema con me, io ho un problema con quello che mi sta attorno, ora non riesco a vivere bene nè con me nè con quello che mi sta attorno.
Tre anni brutti, anni in cui muore una delle persone alle quali hai mostrato davvero te stessa senza filtri, che ti ha fatto scoprire l'essere donna e l'essere compagna, che ti ha fatto vivere la vita e la morte insieme. Poi ti lascia quello che pensavi essere l'amore della tua vita, e mi rendo conto di aver usato un'espressione brutta, però veramente non saprei con quali altre parole descrivere quell'uomo là. Come una lama che ti scivola piano piano addosso, se ne va una delle tue migliori amiche e, sicuramente, una delle compagne più brave e meravigliose che io possa mai avere. La cosa brutta è
quando entri nel loop del "allora può succedere anche a me". Cominci ad immaginare la sofferenza delle persone che ti stanno attorno e a vedere i tuoi spazi vuoti senza te, i tuoi obiettivi cancellati e la tua presenza che diventa, pian piano memoria. Non lo so perchè penso a queste cose. In realtà, però, una specie di risposta me la sono data: ho così vissuto tutto questo dolore che ho paura di essere io la causa di tormento per gli altri.
E niente, forse così si capisce un poco di più perchè una ragazza di ventitrè anni possa avere paura della morte.