sabato 6 febbraio 2016

When did you get stuck?

Nella mia testa c'è così tanta confusione che non so nemmeno da dove iniziare a scrivere, e non so nemmeno se ne ho voglia. 
La paura che mi perseguita questo periodo è quella di morire. Se dovessi dire a qualcuno questa cosa sicuramente mi guaderebbe storto e, poi, con gli occhi mi farebbe percepire la sua paura. La paura di ascoltare una ragazza di ventitré anni che ha paura di morire. Non dovrebbe appartenermi questa paura, lo so. Vorrei che non lo facesse. 
Sento che sto resistendo. Sono l'unica che è rimasta qui. Da sola a combattere una battaglia con la vita che sta andando avanti, con il tempo che sta scorrendo e che non  mi vede come dovrei essere. Chi ha è partito per tornare dalla propria famiglia, chi si cala gli psicofarmaci, chi è impazzito e ha mollato tutto per qualcos'altro di sconosciuto e senza senso ma che comunque ti fa sentire meglio che qui, chi si è perso. Io mi sento l''unica che resiste. Non è per dire che sono migliore degli altri, anzi, mi sento la più stupida e la più fifona.
la verità è che ci vuole coraggio pure a dire basta, a chiudere tutto, lasciare le persone e le cose alle spalle, buttarsi a capofitto in qualche altro posto e in mezzo ad altre vite. Quando ti rendi conto che stai male, secondo me, devi farti due domande: il male viene da fuori o da dentro di me? Ma le risposte posso essere tre in realtà: io ho un problema con me, io ho un problema con quello che mi sta attorno, ora non riesco a vivere bene nè con me nè con quello che mi sta attorno.
Tre anni brutti, anni in cui muore una delle persone alle quali hai mostrato davvero te stessa senza filtri, che ti ha fatto scoprire l'essere donna e l'essere compagna, che ti ha fatto vivere la vita e la morte insieme. Poi ti lascia quello che pensavi essere l'amore della tua vita, e mi rendo conto di aver usato un'espressione brutta, però veramente non saprei con quali altre parole descrivere quell'uomo là. Come una lama che ti scivola piano piano addosso, se ne va una delle tue migliori amiche e, sicuramente, una delle compagne più brave e meravigliose che io possa mai avere. La cosa brutta è 
quando entri nel loop del "allora può succedere anche a me". Cominci ad immaginare la sofferenza delle persone che ti stanno attorno e a vedere i tuoi spazi vuoti senza te, i tuoi obiettivi cancellati e la tua presenza che diventa, pian piano memoria. Non lo so perchè penso a queste cose. In realtà, però, una specie di risposta me la sono data: ho così vissuto tutto questo dolore che ho paura di essere io la causa di tormento per gli altri.
E niente, forse così si capisce un poco di più perchè una ragazza di ventitrè anni possa avere paura della morte.

mercoledì 18 febbraio 2015

Tatto

Ricordo i tuoi baci caldi,
le labbra viola per la voglia di noi
le ho cercate anche dopo di te
ma non le ho mai più ritrovate.

Il viaggio in treno interrotto
da una ferita ancora troppo aperta
verso il teatro occupato.
Un vagone solo nostro
dove ci amavamo adolescenti e silenziosi.

I tuoi pigiami troppo larghi
e l'odore di te che ho ancora nel naso,
nella bocca, sulla pancia.

I nostri corpi che pian piano
vivevano la loro prima volta,
dopo mesi o di tutta la vita,
e che caldi si cercavano
attenti a non farsi troppo male.

Vorrei che potessimo ancora dormire insieme,
io che ti do le spalle e tu che non ti arrabbi
ma che piano piano cominci a respirare
nella mia schiena nuda
proteggendomi da te.

Noi ci amavamo così.








mercoledì 4 febbraio 2015

Gloom

La sera scendeva fredda e
penetrante nel petto
Il picchiettare della pioggia era però
un dolce sottofondo che attutiva
i pensieri fin sopra ai capelli.

Come uno spazio bianco
gelido e sterilizzato, in odore
così era il suo rifugio, ormai.

Sommersa da cuscini e coperte
cercava riparo da se stessa
fin sopra ai pensieri
Che annodati e misteriosi
Circondavano il suo sonno.

venerdì 30 gennaio 2015

Pensieri bipolari

Una sensazione di vuoto interiore ti pervade e tu ti ritrovi con una vita da vivere che si vive da sola. I tuoi non sono pensieri, è solo una mente vuota. Stanca. Ti manca quell'afflato vitale. Ecco, queste sono le due parole giuste, le sole che sanno riempire con un significante il significato di quello che senti.

E allora che fai? Non piangi nemmeno più.
E allora come le passi le tue giornate? Scorrono semplicemente...

The separation of "us" is complicated to face in the first time. But you'd have never figured out that the worst period has just begun. It's like you fell seek, your bones hurt so much, your heart runs wild and tired in your chest, your hands tremble so much that you cannot even roll your cygarette, your cheeks're permanently wet and scared by tears, your eyes are full of emptyness.

giovedì 29 gennaio 2015

L'orrore del teatro

Ci stiamo facendo solo tanto male.
Quando un giorno ci guarderemo indietro e scopriremo, magari, di aver perso per sempre noi
Solo allora capiremo quanto l'errore si paghi con il mal di vivere.

Se ti guardo,
ho ancora voglia di stringerti a me.
Annusare il tuo maglione verde,
quanto mi manca.
La sensazione, se chiudo gli occhi,
di averti ancora,
di toccare il tuo corpo caldo
e sentirti mio.
Sempre.

Mi chiedo se è davvero la vita che ci spinge verso direzioni diverse
O se siam semplicemente noi che andiamo alla deriva.

venerdì 31 gennaio 2014

Una giornata no

Sono stanca della responsabilità politica.
Sono stanca del siamo contrari ma votiamo a favore per non creare rogne.
Sono stanca di fare ancora battaglie per affermare il diritto delle donne di essere padrone del proprio corpo.
Sono stanca di vivere in un Paese che non riconosce pari diritti alle persone che sono unite dall'amore.
Sono stanca di lottare ogni giorno per un'Università pubblica che ormai è gestita come un'azienda.
Sono stanca di vedere la mia famiglia, come quelle di molti miei altri colleghi, fare i salti mortali per mantenerci agli studi. Soprattutto se si è fuori-sede.
Sono stanca di voler emanciparmi ed essere indipendente, perchè non ci riesco e questo Paese non me lo permette.
Sono stanca perché a Siena piove da una settimana.

mercoledì 3 luglio 2013

Vorrei incontrarti

Vorrei incontrarti fuori i cancelli di una fabbrica,
vorrei incontrarti lungo le strade che portano in India,
vorrei incontrarti ma non so cosa farei:
forse di gioia io di colpo piangerei.
Vorrei trovarti mentre tu dormi in un mare d’erba
e poi portarti nella mia casa sulla scogliera,
mostrarti i ricordi di quello che io sono stato,
mostrarti la statua di quello che io sono adesso.

Vorrei conoscerti ma non so come chiamarti,
vorrei seguirti ma la gente ti sommerge:
io ti aspettavo quando di fuori pioveva,
e la mia stanza era piena di silenzio per te.

Vorrei incontrarti proprio sul punto di cadere,
tra mille volti il tuo riconoscerei,
canta la tua canzone, cantala per me:
forse un giorno io canterò per te.

Vorrei conoscerti ma non so come chiamarti,
vorrei seguirti ma la gente ti sommerge:
io ti aspettavo quando di fuori pioveva,
e la mia stanza era piena di silenzio per te.

Vorrei incontrarti fuori i cancelli di una fabbrica,
vorrei incontrarti lungo le strade che portano in India,
vorrei incontrarti ma non so cosa farei:
forse di gioia io di colpo piangerei.

(Alan Sorrenti, 1972)