Cosa fai quando qualcosa di più grande di te, di tutti, di così inspiegabile, spaventoso, pietrificante, ti piomba addosso? Cerchi di resistere.
Le cose cambiano, le priorità diventano altre, la realtà prende un'altra piega solo a causa degli eventi. Tutto è diverso, tu ti ritrovi diverso.
E questo fa paura, spaventa.
Ogni luogo, ogni odore, ogni libro, ogni canzone provoca un ricordo. Un ricordo che fa male.
Prima è una fitta allo stomaco, poi sale, verso il cuore, lo fa pulsare in modo accelerato fino ad arrivare alla gola e rimanere lì. Per un po'.
Se sei con gli altri ti costringi a far finta di nulla. Se sei da solo quel pugno, quella stretta, sale, da sola, fino al viso, provocandoti un pianto silenzioso, caldo, assente.
Il crollo può arrivare in qualsiasi momento. Non chiede il permesso, non si preoccupa che tu sia a casa, in biblioteca, fuori con gli amici, che tu stia lavorando o dormendo. E' una scossa che ti desta da qualunque cosa.
Solo una componente può aggravare il tutto. La solitudine. Ma attenzione, non la solitudine intesa più profondamente, quella che ti fa percepire il tuo io lontano dagli altri, distaccato, intangibile. E' qualcosa di più spicciolo. Solitudine fisica. Assenza di altre persone nella stessa stanza, mancanza di contatto umano.
Per questo ricerchi sempre la presenza. Va bene anche se si tratta di sola presenza. Non c'è bisogno di essere accuditi, consolati, ascoltati, accarezzati. Non c'è ne bisogno. Non c'è nulla più da dire o da fare. Basta stare con qualcuno per far sì che quello crollo ponderale possa rimanere in parte soffocato.
E' brutto, davvero brutto, egoistico usare in questo modo le persone. Credono che tu voglia la loro vicinanza perchè ti fa stare bene, perchè magari possono aiutarti. A tirare fuori qualcosa, a distrarti, a darti calore per farti dimenticare quella sensazione di freddo, di spento, di morto.
Ma non è così. E' solo una questione di egoismo, di voler per un po' salvaguardare se stessi per non crollare definitivamente, così tante volte in una sola giornata.
In un certo senso cerchi anche di aiutarti da solo. Di oggettivizzare il dolore. Di cominciare ad essere consapevole che c'è e che rimarrà. Per sempre, non andrà più via. Potrà magari cambiare forma, non lo so, ma comunque rimanere lì.
La concezione di per sempre fino ad ora non l'avevo mai presa in considerazione. Non mi è mai importato dei per sempre. Solo perchè considero tutto durevole finchè c'è e ti fa star bene.
Ma così, all'improvviso, senza salutare, senza dirsi quello che si ha dentro, no. Non l'avevo mai considerato, no.
Sopravviveremo tutti a tutto.
Sopravviveremo.
N.B. Volevo specificare che questo non vale per tutti. Ci sono le persone, poche persone, che sanno farti stare bene. Sono fortunata.
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